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Articoli di alpinismo giovanile dagli annuari CAI

Pace e guerra • Altipiani di Asiago (pag. 99)

“Conoscere per rispettare” … ormai questa frase si ascolta spesso, è diventata di moda, ma per conoscere occorre anche sentire … ed ascoltare.

Cosa sarà … curiosità, interesse, attitudine, inclinazione, passione,forse non lo saprò mai, fatto sta che la sveglia delle cinque, anche questa volta, si annuncia irrimediabilmente.

Durante il viaggio cerco di assumere un tono convincente, considerato l’orario di partenza. Vedrai … dico ad Annamaria, mia moglie, il posto è fantastico,  ci sono già andato con il fondo …  e pensa che bello sarebbe stato se ieri avessimo avuto la fortuna di ascoltare l’intervento di Mario Rigoni Stern.

Siamo diretti all’ Altopiano di Asiago dove è in corso (9-10 settembre) il Raduno Nazionale di A.G. (Alpinismo Giovanile). Ci arriviamo la domenica, di prima mattina. Effettivamente queste zone esprimono armonia, sono luoghi indicati per una tranquilla e serena vacanza. L’interesse per la giornata che si sta per avviare e quindi la premura che ci assale,  contrasta  con gli imposti 110 autostradali, ma il luogo, una volta raggiunto, ci lascia del tutto appagati ed in soddisfatta contemplazione.

 Seguiamo le gentilissime retroguardie degli organizzatori e tagliando per il percorso più breve arriviamo velocemente sulla spianata della vetta. Saluto Covolo, presidente della sezione ospitante e l’amico Covelli, di Trento, già presente al raduno del 4 giugno, organizzato da Cantù e conosciuto ad uno dei primi incontri di A.G. organizzati ai tempi dell’ infaticabile Rino Olmo.

Giungono anche Ghisleni, capogruppo di Clusone, con i suoi ragazzi e Ponazzo di Verona, sezione con la quale intratteniamo ormai da anni rapporti di solidale e simpatica collaborazione. L’onnipresente Gramegna (Presidente della Commissione A.G. Nazionale) ci presenta ai rappresentanti dei sodalizi di Frosinone e di Firenze (città nella quale si terrà nei giorni 11 e 12 novembre,  il 10 corso per accompagnatori Nazionali di A.G.).

Nel frattempo la vetta si va gremendo, arriva anche RAI 3 con tanto di cinepresa professionale portatile: lo “spirito” intersezionale”  indubbiamente oggi ha il suo da fare. Con un cielo al cinquanta per cento fra nuvole e sole, inizia il tradizionale ufficio della S. Messa, celebrata attorno al marmoreo Cippo, sul quale sta scritto un inequivocabile: “PER NON DIMENTICARE».

Il raduno, considerato il luogo, è all’ insegna della PACE ed è durante l’omelia, quando il riferimento cade sul numero di morti, dispersi e feriti che si ebbero qui durante la guerra del ’15-18, che quel… “PER NON DIMENTICARE “  incomincia ad assumere un significato più preciso.

A funzione terminata ci incamminiamo lungo la cresta per rientrare a Piazzale Lozze.

Ci accompagna uno degli organizzatori, documentatissimo sui fatti d’arme accaduti in questi luoghi. Storia e cultura si alternano, seguo attentamente ed il mio sbigottimento è assoluto. Un conto sono i libri di scuola, altra cosa è vedere la storia raccontata in diretta: guardo Annamaria e le stringo la mano.

In una valletta poco più lunga di quella, che dal Fregabolgia porta al Rifugio Calvi si ebbero migliaia e migliaia di morti. Visitiamo le mitragliere austriache: sono a piani sovrapposti, ottimamente mimetizzate e difese da filo spinato di sezione quadra, quattro per quattro (millimetri) ed incrudito (così non si poteva tagliare). Ogni postazione poteva spaziare su un fronte di un centinaio di metri. Bastava sparare anche con visibilità nulla: al di sotto nessun riparo. L’escursione prosegue fra notizie e pareri scambiati; il raduno si concluderà poi nel pomeriggio con il tradizionale commiato.

A casa mi metto al lavoro … non mi sento tranquillo, certo non è la prima volta che con A.G. visitiamo zone che sono state teatro di guerra o solo fortificate: il passo San Marco o quello di  Tartano, in casa nostra, le Tofane, le Tre Cime o il meno noto Monte Cavallino in Dolomiti. La vetta di quest’ultimo è facilmente raggiungibile attraverso una lunga cengia inclinata ed in parte attrezzata. A due terzi si trovano le tracce di quella che fu una postazione austriaca di mitragliera e subito sotto, a perpendicolo, la prima linea italiana.

Cosa dire e cosa pensare in un luogo simile? Dall’alto le bombe, non era neppure necessario tirarle, bastava lasciarle cadere! E a proposito di meditazioni storiche certamente debbo fare «il  mea culpa » per aver attraversato in veste da sci alpinista la Vedretta del Pisgana, ignorando  completamente la «guerra bianca» dei 3000 metri dell’Adamello, gli attacchi vittoriosi alla Lobbia Alta (12 aprile 1916) condotti dalla compagnia del Rifugio Garibaldi agli ordini del Capitano Nino Calvi, gli austriaci attestati al Mandrone, il sacrificio delle compagnie del Battaglione Val d’Intelvi, inviate sul ghiacciaio in divisa grigioverde ed il cannone da 149/G posto sulla Cresta Croce (m 3276).

Iil tempo chiude tanti cerchi e lentamente crea una consapevolezza, un bagaglio ed è quindi a causa di questi punti di riferimento, di questi flash raccolti appunto nel tempo che pungolato dalla solita curiosità, mi ritrovo a parlare di Guerra e di Pace ai ragazzi di Bergamo in una delle ormai classiche riunioni pregita.

Parlo loro del messaggio raccolto sugli Altipiani riferendomi anche alle due principali battaglie avvenute in quei luoghi. Quella del 1916 (30 giugno-24 luglio; perdite: 267 ufficiali e 7.127 uomini di truppa solo per il primo giorno) e quella del 1917 (10-29 giugno: 6.752 fra morti, dispersi e feriti per l’attacco iniziale, 24.000 perdite per gli italiani e 10.000 per gli austriaci il totale dei giorni successivi). Accenno anche alla battaglia per la conquista del Col di Lana che richiese analogamente agli altri scontri, un totale di 18.000 perdite.

Paleso anche  che il concetto di PACE non è comunque riconducibile ai numeri, ma che essi inequivocabilmente stanno a testimoniare un periodo di indicibili sofferenze umane.

Ne parlo cercando di far capire che la Pace in fin dei conti, almeno per il nostro stato, è un dato di fatto abbastanza recente e che altri paesi in questo sono attualmente meno fortunati. Al fine di dimostrarlo e nel contempo ambientare la gita successiva al raduno (Rifugio Bozzoni), mi avvalgo delle note di Giuseppe Arrigoni (1811-1867) riguardante le vicende storiche della Valsassina, nostra confinante.

Cavalcando un arco di 2500 anni di PACE e di GUERRA prendo come spunto i nomi di paesi e luoghi che andremo a visitate. Spiego come Maggio e Moggio derivano dal gallico “Mag”, così come derivano dalla stessa lingua i termini come: “Ate”, “Ago”, “Asco”, “Duro”: “Luogo”, vedi Parlasco e che Colico, Piana, Corenno, Dervio, Dorio, Argegno ecc. hanno preso origine da colonie di greci, schiavi dei romani.

Annuncio che la gita avrà termine in una antica colonia longobarda: “ Barza” (Barzio) e che con gran pace della mia curiosità “Liernia” significa quartiere d’inverno, “Mezzacca”: il bosco che conduce al Buzzoni sta per “Medium Acque”, che Balisio sta per “Vallis Initim” e che i Fraini , per i romani erano i minatori del tempo.

Infine, purtroppo assai velocemente, cerco di spiegare che solo attraverso l’ordine, la tranquillità e la collaborazione (in un periodo di pace) si possono ottenere risultati concreti duraturi e godibili da tutti anche se si tratta “solo” ad esempio, della costruzione di un rifugio, da parte di amici (CAl Introbio).

Certo ho preso un giro largo, parlando di confini sconfinati. Ho scomodato Orobii, Etruschi, Romani, Rezi ed ancora di Opici, Osci, Imbri , Insubri, comunemente detti Galli . Mi sono riferito ai Vitonghi nel 270, ad Alarico nel 400, ad Attila nel 452, ai Vandali, agli Alani, Alemanni, Visigoti ed Ostrogoti di Odoacte nel 476, finendo con i Lanzichenecchi della famosa peste manzoniana del 1630.

 I ragazzi, insperabilmente, hanno seguito attentamente, così come i genitori presenti. Mi sono intrattenuto in un  caleidoscopico ritornello, ma non di certo per darmi un tono, la preoccupazione era ben altra: ma in fondo il messaggio  è arrivato, anche se esulando forse un poco dagli argomenti canonici che si trattano solitamente in Sede A.G.

 Lo scrigno della curiosità è stato comunque aperto; una infinità di argomenti, come si vede chiaramente, possono suscitare il nostro interesse ed accrescere il nostro livello di consapevole attenzione verso la vita e la montagna. … l’uomo, se lo si vuole e lo si desidera: è un tutto.

 La consapevolezza della storia (alpina e non) che ci ha preceduto è auspicabilmente un pezzetto di questo tutto: altrimenti ne va anche della nostra montagna. La pace, nel senso più largo, e gli infiniti spazi della montagna stessa ce lo suggeriscono sapientemente, è un valore, ed anche una semplice gita, al di là del meritevolissimo “Vado, mi diverto e torno può essere il mezzo per affermarlo.

Ma non  ancora sazio e quindi nuovamente pungolato, mi permetto di aggiungete che la pace non esiste se non vi è rispetto. Lo avranno capito i ragazzi? Se ne ricorderanno in seguito? Chiuderanno il loro cerchio?

Per Bramanti questo è l’anno dei giovani e dell’ambiente. I “Giovani e l’Ambiente”, per godere del massimo rispetto vanno “Conosciuti, Interiorizzati e Valorizzati”. Senza dubbio la Commissione A.G. Bergamo, come tante altre, è ben incanalata su questa strada di «Integrazione» … Non rimane che continuare … all’insegna del «Conoscere per Rispettare» … anzi, perché non farne il nostro motto?

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