Con il termine SIC, si indicano i Siti di Importanza Comunitaria, cioè aree di particolare rilevanza ambientale che ogni singola regione italiana, attraverso il Ministero dell’Ambiente, ha segnalato alla Comunità Europea su invito della stessa. Le linee programmatiche della Comunità Europea in campo ambientale si traducono in direttive concernenti la conservazione degli habitat naturali o seminaturali della flora e della fauna selvatica, finalizzate alla definizione di una rete di aree protette. Una di queste: la Direttiva Habitat è stata pensata con lo scopo di contribuire alla salvaguardia delle biodiversità nel rispetto delle esigenze economiche, sociali, culturali e regionali che contribuiscono all’obiettivo di uno sviluppo durevole e compatibile.
Nell’Anno Internazionale delle Montagne 2002 tali proposte sono state accolte e messe in evidenza dalle attività intraprese dalla Commissione Tutela Ambiente Montano del C.A.I di Bergamo. Si è pubblicato infatti un opuscolo illustrativo sui SIC, si sono programmate una serie di gite effettuate in contemporanea, denominate: “Cammina Parco – Cammina SIC “ed è stata inoltre realizzata la mostra fotografica itinerante “Montagna, risorsa di vita” allestita unitamente alla Commissione Rifugi ed esposta a Porta Sant’Agostino, dal 16/11 al 1/12/2002. La mostra ha visto la collaborazione di alcune delle Sottosezioni del CAI Bergamo unitamente alle Sezioni C.A.I. Alta Valle Brembana e Clusone E’ articolata in tre parti: una riguardante i “SIC” come luoghi, con la loro storia, le loro caratteristiche salienti e il loro paesaggi, una seconda parte riguardante i “ritrovamenti archeologici” avvenuti in Alta Valle Brembana che testimoniano l’antica frequentazione della valle (curata da Gianni Molinari); la terza affronta il tema “Rifugi” ed è costituita da una serie di pannelli, con dati storici, strutturali e ambientali di ciascun rifugio, in una visione sintetica che li rende materiale del tutto originale al nostro interno e passibile di ulteriore evoluzione (curata da Mario Marzani con Roberto Filisetti).In seguito da Bergamo è stata trasferita ad Albino, nella biblioteca comunale e in seguito a Vilminore di Scalve; ora rimane a disposizione di chi sia interessato ad mostrarla. E’ da sottolineare che in Italia vi sono ben 2425 SIC, in Lombardia 175; 16 interessano la Provincia di Bergamo e 9 ricadono nel territorio del Parco Regionale delle Orobie Bergamasche, e sono nell’ordine: Valtorta e Valmoresca, Valle Asinina, Valle di Piazzatorre – Isola di Fondra, Val Parina, Alta Val Brembana – Laghi Gemelli, Val Nossana – Cima di Grem, Val Sedornia – Valzurio – Pizzo della Presolana, Alta Val di Scalve, Boschi del Giovetto di Paline. I singoli pannelli presentavano una coppia di foto con commento. Per forza di cose sono state fornite informazione molto sintetiche che congiuntamente alle immagini, servivano tuttavia per fornire nuovi spunti interpretativi del territorio. Di conseguenza luoghi anche molto conosciuti e frequentati sono stati presentati sotto una nuova angolazione, rimettendo in discussione il vasto mondo dell’osservazione storica, culturale ed ambientale di ogni singola località, con lo scopo di suscitare curiosità e desiderio appunto di rivisitare con occhi diversi quegli stessi luoghi.
Per il SIC Val Moresca-Valtorta, si è parlato di Averara, anticamente considerata come terra contesa fra Venezia e Milano, di Cassiglio, di Valtorta stessa e dell’area umida presente in questa zona. Il SIC della “Valle di Piazzatorre” è stato presentato come connubio fra vicende storiche legate alle famiglie “originarie”; e lsituazioni naturalistiche, faunistiche, geologiche ed anche paesaggistiche: se consideriamo la posizione centrale di questi territori rispetto al complesso geografico brembano. Il SIC Alta Valle Brembana comprendeva alcune informazioni legate alla caratteristica forma e composizione geologica del Diavolo e Diavolino, alcuni accenni alla lavorazione dell’ardesia, l’importante situazione dell’approvvigionamento idroelettrico ed anche una leggenda popolare legata ai laghi Gemelli: in verità un poco triste ma comunque egualmente rappresentativa dei tempi andati. Di tutti i commenti presentiamo quello relativo all’area umida di Valtorta, realtà forse poco conosciuta o supportata ma sicuramente, nel propio ambito, significativa.
L’AREA UMIDA DEI PIANI DI VALTORTA
La commissione Tutela Ambiente Montano si interessò all’area umida dei Piani di Valtorta su segnalazione del gruppo Flora Alpina Bergamasca, che nel ’95 ne illustrava l’interesse nel corso del seminario “Acqua e territorio” organizzato dall’Università di Bergamo in collaborazione con la TAM. Il primo sopralluogo effettuato con il Dr. Renato Ferlinghetti del FAB evidenziava un’area già molto compromessa da alcune infrastrutture. Nonostante questo la Commissione riteneva comunque importante salvaguardare quanto era rimasto. Si decise di sottoporre l’area ad uno studio naturalistico da effettuarsi sotto il coordinamento del Conservatore dell’Orto Botanico e Museo “Caffi” di Bergamo, Dr Gabriele Rinaldi, coinvolgendo i naturalisti Dr. Ruggero Zanchi e Dr. Riccardo Falco. Lo studio ebbe inizio nell’ estate del ’97 e si concluse nell’ agosto del ’98. L’area, pur non possedendo un pregio naturalistico assoluto, ha un’importanza notevole in quanto rappresenta l’unico “biotopo” umido su substrato carbonatico presente nelle Orobie ed uno dei pochi in regione Lombardia. E’ inoltre peculiare la presenza di un canneto che, comune nelle zone di pianura, si presenta raramente a queste altitudini. Le aree acquitrinose presentano di norma una flora poco varia ma di particolare interesse per le specie che vi si sono adattate e vengono per questo salvaguardate come apportatrici di biodiversità. Nell’area in questione risiedono 79 specie dovute ad un mosaico di mocro-ambienti diversi. Lo studio ha evidenziato la presenza di: comunità di canneto, comunità di canneto misto, comunità di prateria umida e comunità di saliceto. Nel canneto compaiono anche specie igrofile come la menta acquatica, l’erioforo a foglie larghe, l’orchidea maculata, la valeriana palustre ecc. Nel canneto misto, la minor quantità di canne lascia ampie lacune caratterizzate da un ambiente meno idrofilo dove troviamo: la pinguicola, l’elleborina palustre oltre al trifoglio, il ranuncolo comune ed alcune specie di muschi. L’ambiente a prateria umida rappresenta la fascia più esterna: la sua presenza rivela uno sfruttamento antropico nel passato in quanto il suo sviluppo è possibile solo con lo sfalcio periodico. Infine una sezione della mostra riguardava la nuova situazione archeologica che si sta delineando attorno ai territori di Cà San Marco, definita dalla Soprintendenza, di estrema importanza e sicuramente votata a nuovi e significativi sviluppi. Praticamente una grossa porzione dell’iniziativa riguardava di conseguenza la Valle Brembana, territorio non di facile studio e comprensione considerata la caratteristica e complessa distribuzione geografica, nonché storica.