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Preistoria

Prima dell’uomo • Il monte Bego Alpi Marittime

Per comprendere le dinamiche del nostro territorio e capirne i legami con altri luoghi geograficamente lontani ma non così,  e lo si sta dimostrando,  per quanto riguarda l’aspetto culturale,  occorre studiare anche altre situazioni. Così per avvicinarmi alle tematiche della bergamasca, ho indagato a lungo anche la Liguria, per inciso mia moglie è di Savona e quindi le estati si trascorrono da quelle parti. Le sorprese sono state tante anche perché nel frattempo andava approfondendosi la ricerca archeologica in casa nostra. Allo stato attuale , 2011, possiamo dire che da noi in parte si è chiuso molto positivamente il cerchio degli studi preistorici. Tuttavia questo importante punto di arrivo apre una moltitudine di altri interrogativi. In valle Brembana, alla baita Armerntarga, sono state prima ritrovate e successivamente interpretate incisioni in carattere”leponzio” questo vuol dire che i nostri territori erano culturalmente legati con tutto l’arco alpino Liguria compresa. Queste scoperte, per gli appassionati,  hanno un valore grandissimo, speriamo quindi che nel tempo vi siano altre importanti novità. 

PREMESSA

L’uomo ha sempre sentito la necessità di comunicare con i propri simili, di lasciare un segno della sua presenza: il primo supporto e il primo tramite del suo messaggio è stata la pietra. La forma espressiva che oggi definiamo “arte rupestre” costituisce sicuramente una parte limitata di quella che potremmo definire “creatività artistica” dell’uomo preistorico e sicuramente dell’enorme patrimonio artistico prodotto, noi conosciamo solo alcuni frammenti; nonostante questo, il poco che rimane scopre ai nostri occhi un panorama di una vastità impressionante. Dobbiamo infatti sottolineare come le grandi rivoluzioni culturali che portarono l’uomo ad una visione “moderna” del mondo e del soprannaturale, iniziarono molto prima di quella che noi oggi definiamo “storia ufficiale”. Alla base di tutto questo vi erano due necessità fondamentali: il desiderio di conoscere “le forze oscure della natura” (cercando di rendersele amiche attraverso la propiziazione e la magia) ed il bisogno, forse ancora inconscio, di comunicare con i propri simili; entrambe le necessità trovarono sfogo in forme artistiche, pitture, segni incisi, rilievi, che raggiunsero la loro massima espressione, in un periodo che va dai 35.000 sino ad 8.000 anni fa. In Italia, a partire dal Neolitico e successivamente nell’Eneolitico e nell’età del Bronzo si svilupparono in particolare le spettacolari espressioni artistiche camune e del Monte Bego: autentitci santuari della preistoria. Le divinità ricevevano le loro adorazioni in questi santuari, in uno spazio privo di limitazioni e in territori la cui localizzazione era legata alle particolari peculiarità dell’ambiente: così Albiorix e Poeninus (nome poi legato agli attuali appennini) ricevettero adorazione sulle cime dei monti, Belenos (Veleno è una località ligure) fu associato al Sole, Bormo-Bormanus (da cui deriva forse Borno- Bormio- e sicuramente Bego e Beigua) come pure Nettuno ed Eridano vennero  invece venerati presso i corsi fluviali. Questi culti perdurarono a lungo ed erano radicati al punto, che per tentare di sradicarli, furono indetti diversi concili (Arles nel 452; Tours nel 567, Nantes nel l658); persino Carlo Magno nel 789 promulgando la “Admonitio generalis” tentò di rovesciare questi miti e credenze che comunque, essendo strettamente connesse con la natura e la necessità di sopravvivere, stanno perdendo di significato solo in tempi “moderni” come i nostri, dove la tecnologia ha ormai scavato una trincea invalicabile tra noi e la “Memoria”: cioè fra noi ed il nostro passato.

LA VALLE DELLE MERAVIGLIE ED IL MONTE BEGO: GEOLOGIA

Sono valli e colli posti tra i duemila e i duemilasettecento metri di quota, (quindi al di sopra del limite attuale della foresta di larici), inaccessibili per buona parte dell’anno a causa del forte innevamento. Questi luoghi derivano il proprio nome dalla presenza di numerosssime incisioni rupestri. La valle principale, quella delle Meraviglie, è una valle glaciale sospesa abbandonata dai ghiacciai nell’11.150 a.C. che vede comparire la vegetazione attorno all’8.360 a.C. Il manto boschivo venne copletamente distrutto durante la costruzione delle dighe di sbarramento dei laghi che causarono anche l’incorporamento nelle strutture di centinaia di massi istoriati e la sommersione di antichissimi “Gias”, dei quali emerge solo qualche spuntone graffito. Le rocce sono composte soprattutto da argilloscisti (peliti – sulle quali sono state ricavate le incisioni) con tonalità che vanno dal  viola, al verde, al rosso o all’arancio ed al giallo, a secondo del grado di ossidazione superficiale; troviamo inoltre: gneiss, graniti, arenarie, calcari e dolomie. Il cromatismo delle fasce di scisti è aumentato dagli effetti di lucentezza delle montonature di origine glaciale come, ad esempio, la così detta “Parete vetrificata” sulla superficie della quale compaiono circa tremila incisioni. Altre tipiche configurazioni morfologiche sono il “muro di onde”: sequenza di rocce montonate intervallate da terrazze erbose, che si staccano dalle pendici della violacea “ Rocca delle Meraviglie ed il “defilè”: posto nella parte mediana della valle, dove si trova  rappresentata tutta l’evoluzione stilistica del Bego. La vetta centrale è il Monte Bego (2872 m.), contornato dal Mont du Gr. Capelet (2935m) dalla Rocca delle Meraviglie (2720 m) e la C. ma des Verrairies (2511m): cime che si specchiano nei numerosissimi laghi della zona.

LE RICERCHE

Le prime notizie risalgono al 1460 quando Pierre de Montfort così descrive questi luoghi: “C’etait lieu infernal avec ques figures de diables et mille demones (le figure cornute per le quali è noto questo sito) partout taillez en rochiers”. Le prime ricerche sistematiche però vengono effettuate da C. Bicknel, pastore anglicano, a partire dal 1870: del suo lavoro ci sono giunti 16.000 calchi cartacei  e quasi nulla del suo archivio fotografico (le incisioni in totale sono circa 40.000). Per facilitare il lavoro dello stesso Bicknel nonchè di altri studiosi la sovrintendenza alle antichità del Piemonte e della Liguria costruì nel 1923 sulla sponda destra del lago Superiore a quota 2100, un piccolo rifugio. Carlo Conti prosegue il lavoro dal 1927 sino al 1942, suddividendo questo territorio in venti settori, dei quali purtroppo di uno solo ( Il Corpus delle incisioni rupestri del Bego – ultima ristampa nel 1972) verrà effettuata un’adeguata descrizione; ecco le sue impressioni: “l’ambiente naturale alpino, in cui si svolse questa manifestazione di cultura rupestre magico religiosa, è di meravigliosa ma orrida bellezza: balze dirupate, estese piode canalizzate, massi erratici, lunghe creste con serrati passi, nevai, laghi, ove regna assoluto il silenzio, rotto talvolta dai fischi d’allarme delle marmotte, dai camosci, dalle strida dell’acquila e dal sibilare del vento che flagella le asperità rocciose. Bellezze naturali sepolte dalla neve otto mesi l’anno, turbate nei mesi estivi, da improvvisi quanto violenti nubifragi con rombi di tuono tambureggianti, paurosi saettamenti di fulmini di roccia in roccia e dall’impetuosità del vento tale da mozzare il respiro….e di certo nulla il visitatore potrà togliere, dopo aver visitato le valli in oggetto.

LE INCISOINI RUPESTRI

La maggior parte sono state realizzate con strumenti litici, mediante percussione diretta o percussione con rotazione. Il colore delle rocce probabilmente non ha influenzato gli esecutori, che hanno invece scelto superfici parallele al piano di scistosità con orientamento est o sud est. Come accennato la maggior parte delle incisioni riguarda raffigurazioni corniformi, seguono figure geometriche, topografiche, di armi e di strumenti. Ogni figura, a volte caratterizzata da più incisioni, sembra costituire un documento a se stante, quindi non in relazione con gli altri graffiti, inoltre da zona a zona cambia la distribuzione, la tipologia e lo stile rappresentativo. La fase più antica risale al Neolitico, mentre il maggior numero di incisioni è da ascriversi al Calcolitico ed al Bronzo antico; è comunque significativa la somiglianza tra le incisioni topografiche del Bego e quelle camune.

SIGNIFICATO ED AUTORI DELLE INCISIONI

Il petroglifio beghiano non è opera ovviamente individuale o di un singolo gruppo isolato, ma rappresenta una manifestazione psicologica d’istintività e d’ispirazione primordiale, legata agli albori di una mentalità primitiva fondamentalmente mistica. Attualmente si pensa che il monte Bego sia stata una montagna sacra e le incisioni una spece di linguaggio simbolico legato ai miti delle popolazioni preistoriche che raffigurarono il dio Bego come signore della natura nelle sue varie manifestazioni come il fulmine, il temporale e la pioggia e la dea Terra con figure reticolate a similitudine dei campi coltivati; il tutto in un ambiente diverso da quello lunare che troviamo noi oggi ma ricchissimo di vegetazione: basti pensare che negli scavi effettuati per le dighe si attraversò uno strato di lignite spesso quattro metri.

LE INCISIONI LINEARI (DALLO SCIOGLIMENTO DEI GHIACCIAI SINO AL V MILLENIO A.C.)

Sono le più arcaiche, rappresentano incroci trasversali, a greca o a fasce di linee parallele ondeggiate; troviamo inoltre: reticoli, circoli concentrici doppi, tripli, con e senza diametri o raggi; compaiono anche i primi “antropomorfi”, unitamente alle rappresentazioni dell’uomo, delle prime armi litiche e degli animali.

NEOLITICO (V – IV MILLENIO A.C.)

Si passa dal segno lineare al segno graffito sino alla picchiettatura accurata con la rappresentazione di taurini bicorni, tricorni o quadricorni contrapposti o divergenti. Compaiono le rappresentazioni di strumenti agricoli, le forme meandriche, mentre la figura antropomorfica lineare passa allo schema  iperantropico con la raffigurazione schematica degli arti e del sesso maschile.

ETA’ DEL BRONZO E DEL FERRO (III – II MILLENIO A.C.)

Questo periodo è caratterizzato dalla comparsa della simbologia legata alle armi ed agli strumenti di metallo (dello stesso periodo sono i rinvenimenti di rudimentali forni fusori della blenda). La figura umana assume un aspetto più naturalistico anche se emblematica appare l’incisione sul cosidetto masso “del sacerdote o capo tribù” che mostra una figura umana con un pugnale conficcato nella testa mentre sul pettorale è raffigurato un segno cornuto. Singolari sono altre figure sempre umane con profilo facciale a becco unitamente a molte figure di “oranti”. La tecnica di incisione cambia ancora, per cui a quella lineare si accosta quella della bucherellatura fine ottenuta con strumento rotante.

ULTIMA ETA’ DEL FERRO (I MILLENIO A.C.)

In questo periodo assistiamo ad un decadimento culturale e tecnico con la scomparsa di alcune tipologie figurative; la rappresentazione dell’uomo avviene in senso innaturale e fantastico sempre comunque in atteggiamento di ieratica invocazione. Troviamo inoltre scene di caccia, corsa armata, danza, duello, equilibrismo e sciene sessuali. A simbolo invece di una nuova conquista culturale, compaiono forme geometrie simboliche forse appartenenti ad un rudimentale alfabeto.

CICLO ROMANO MEDIOEVALE (FINO PRIMO MILLENNIO SINO AL V SECOLO D.C.)

In questo periodo il monte Bego, nella propria realtà mistico religiosa, era gia stato abbandonato; infatti non si hanno cenni di sostituzione da parte di divinità romane. Si trovano comunque iscrizioni tardo latine non di carattere religioso e grossolane incisioni lineari eseguite con punta metallica. Le figure appaiono schematizzate, con teste ornate di piume o segni taurini cornuti. Compaiono inoltre raffigurazioni di indumenti di stile bizzantineggiante, con calzoni a sbuffi e turbanti. Altre figure hanno aspetto mostruoso ed appaiono vestite con abiti fantastici o rappresentate in aspetto combattivo; caratteristica la figura di una donna con i capezzoli che spruzzano due getti di latte. Sono inoltre numerose le incisioni di aspetto naturalistico anche fantastico che rappresentano persino stelle di mare.

Come si arriva  Le incisioni sono situate all’interno del Parco nazionale del Mercantour, a cavallo fra Alpi Marittime ed Alta Provenza; direttamente a nord di Ventimiglia. Il parco ha deliberato un severo regolamento di accesso, per cui è rigorosamente vietato uscire dai sentieri se non accompagnati da una guida (almeno nella valle delle Meraviglie).

  • Valle delle Meraviglie – Si parte dalla località: Le Mesce (1400 m.) vecchio centro minerario, per raggiungere a quota 2111, il rifugio Delle Meraviglie, posto sulla riva del lago lungo Superiore: (2.30 ore).
  • Valle di  Fontanalba – Si parte da Casterino (1550 m.) e si raggiunge il rifugio Fontanalba ( 2018 m) in circa due ore.

Per raggiungere entrambe le località esistono servizi di fuori strada che partono da Tenda o da Casterino: il costo, (guida compresa) è piuttosto alto: dalle ottantamila lire a persona per mezza giornata (per Fontanalba) sino alle centoventimila lire per l’intera giornata (Valle delle Meraviglie), vale comunque la pena di affrontare questo sacrificio economico per avere la certezza di poter visitare le incisioni ed i luoghi più importanti. Suggestiva risulta in oltre  tutta la Valle del Roya, percorribile anche con lo storico trenino che da Ventimiglia porta a Tenda, dove è auspicabile la visita all’organizzatissimo museo preistorico.

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