Le note seguenti sono state scritte a commento di una escursione che la ditta presso la quale lavoro, ha programmato per i propri dipendenti. Le immagini proposte sono state scattate dai partecipanti stessi alla felice iniziativa.
Le notizie storiche legate ai Fratelli Calvi sono state rilevate da internet, ma considerata la rilevenza storica delle stesse penso sia comunque doveroso riportarle e divulgarle il più possibile anche se non ne sono l’autore.
I fratelli Calvi: Attilio, Santino, Giannino e Natale furono ufficiali degli alpini che operarono durante la prima guerra mondiale; a loro diedero i natali verso la fine del XIX il cavaliere Gerolamo Calvi, a lungo sindaco di Piazza Brembana e Clelia Pizzigoni. I fratelli legarono i propri nomi alle vicende belliche della “grande guerra”. Ardimentosi nel conseguire l’obbiettivo, avevano un animo bellico d’altri tempi, quasi romantico, che li distinse al punto da fruttare loro ben 15 medaglie al valor militare, di cui alcune alla memoria.
Attilio Calvi: Piazza Brembana, 4 novembre 1889 – Temù (BS), 1º maggio 1916); « Il suo nome avrà onore imperituro » (Cesare Battisti)
Primo dei quattro fratelli, Attilio Calvi ottenne la laurea in legge. Non poté esercitare a lungo la professione di avvocato, dato che nel novembre del 1911 fu chiamato a servire la patria nella guerra di Libia. Grande conoscitore delle montagne, esperto alpinista nonché membro di un noto gruppo di arrampicatori, allo scoppio della prima guerra mondiale, il 23 maggio 1915, fu inquadrato nella 50° compagnia del battaglione degli alpini “Edolo” con il ruolo di tenente. Nello stesso corpo ebbe modo di stringere amicizia con Gennaro Sora, bergamasco come lui e fare conoscenza con il volontario Cesare Battisti.
Sui monti tra l’Adamello ed il Tonale si distinse per ardore ed abnegazione: il 21 agosto durante la spedizione volta alla conquista di Punta Albiolo, sita nel gruppo del Tonale, sfidando il pericolo riuscì ad espugnare la postazione degli austriaci. Questa situazione gli valse la sua seconda medaglia di bronzo. Il mese seguente, precisamente il 25 settembre, si rese protagonista anche della conquista del Torrione dell’Albiolo. Con soli quattro uomini e sotto il fuoco del nemico distante solo una decina di metri, con la sua proverbiale calma portò l’assalto decisivo, situazione che gli valse un’altra medaglia, questa volta d’argento.
Nel 1916 fu impegnato nell’aspra lotta volta ad ottenere la supremazia sulla zona dell’Adamello; (conquista del Dosson di Genova tra aprile e maggio ) l’armata venne divisa in tre settori. Il primo fu affidato proprio ad Attilio Calvi, il secondo al fratello Natale, capitano di compagnia, mentre il terzo venne affidato al sottotenente Del Curto. L’andamento della battaglia, rinominata “battaglia della Lobbia”, fu incerto fino all’ultimo, ma l’abilità dei due fratelli fece in modo che l’esito sorridesse alle truppe italiane. Attilio Calvi in particolare, dopo aver svolto il compito assegnatogli, andò ad aiutare il terzo nucleo che, in difficoltà, era rimasto sulle posizioni iniziali, senza riuscire a conquistare il Dosson di Genova. Il suo intervento fu risolutivo e la conquista della zona divenne una realtà con la ritirata degli austriaci. Ma in una giornata da tregenda, tra le nubi basse, le nevi del ghiacciaio ed i cornicioni di pietra ad oltre 3000 metri di quota, molti rimasero feriti a morte….nello postazioni si combatte anche a morsi.Gli austriaci sono costretti ad arrendersi, o a fuggire, lasciando al suolo 60 morti. Tornati al rifugio Garibaldi… Attilio Calvi non c’è. Intanto gli alpini si rifocillano, distribuendo il vino – ormai tozzo di ghiaccio – facendolo sciogliere nella gavetta, sul fuoco. Ad un tratto si presenta il generale Cavaciocchi. Per un attimo e’ la speranza. Invece e’ solo un gesto gentile. Attilio e’ morto per le ferite. Nino Calvi stringe i denti. Avrebbe voluto essere lì, accanto a lui. Eppure suo fratello non è morto solo. A vegliarlo, lassù in cima alla montagna,per due giorni, c’e’ un altro alpino, un oscuro ufficiale, studente di ingegneria che diverrà famoso: Carlo Emilio Gadda. . Ad Attilio venne dedicata una di queste cime, appartenente al gruppo dell’Adamello, ribattezzata proprio Cima Attilio Calvi, a quota 3291 m. Alla memoria gli fu conferito il grado di capitano, e venne decorato con altre due medaglie d’argento, la croce francese e la croce di guerra.
La sua figura venne inoltre ricordata in seguito da Bortolo Belotti, che ne fece eseguire un busto marmoreo nella propria villa a Zogno, come esempio di coraggio e amore per la patria. In un suo libro così lo ricordava: « guarda nel mio giardino Attilio Calvi, volgere gli anni e corrucciato in volto, il suo presente spirito rivela »
Natale Calvi: Piazza Brembana, 26 febbraio 1887 – Adamello 16 settembre 1920
Natale Calvi, meglio conosciuto come Nino, era un grande appassionato di montagna, che visse sempre intensamente a causa del fatto che il paese in cui nacque era immerso tra le cime delle prealpi Orobiche. Maturò quindi grande esperienza in ambito alpinistico diventando membro, al pari del fratello Attilio, di un gruppo di arrampicatori su roccia. Ottenne anche un buon grado d’istruzione, conseguendo la maturità classica. Non poté proseguire gli studi a causa della chiamata per la spedizione in Libia, nella quale venne inquadrato come ufficiale nel 5° alpini. Ritornato in patria nel 1914, fu nuovamente chiamato alle armi per l’avvento della prima guerra mondiale, e fu inserito nel battaglione “Edolo” del 5° alpini con il ruolo di ufficiale. Fin dai primi combattimenti, che lo videro impegnato tra i monti della zona dell’Adamello e del Tonale, mise in evidenza la tempra ed il carattere che lo contraddistinguevano e che, uniti all’ottima familiarità con le montagne, gli fecero ottenere la promozione a ruolo di capitano.
Dopo essere stato trasferito nella zona del Monte Grappa, venne ferito nell’ottobre del 1918, rimanendo mutilato ad un piede. Nonostante questo, una volta terminata la guerra, si cimentò in arrampicate di parecchie vette. E fu proprio durante una di queste, nel settembre del 1920 sulla parete sud dell’Adamello, che perse la vita, travolto da una valanga. Vicino a dove cadde valorosamente il fratello Attilio. Alla memoria gli venne assegnata una medaglia d’oro e la croce di guerra.
Santino Calvi (Piazza B.- 3 maggio 1895 – Gallio -Monte Ortigara – 10 giugno 1917)
Santino Calvi aveva uno spirito esuberante, che lo portò ad essere definito “il ribelle” della famiglia.
Dopo aver conseguito il diploma al liceo classico, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Torino. Ma il suo animo turbolento lo spinse ad arruolarsi volontariamente, poco prima della ferma obbligatoria. Questo ardore lo mise in evidenza fin dalle prime battute della “grande guerra”, tanto che già il 29 maggio 1915, cinque giorno dopo l’inizio del conflitto, fu insignito della prima medaglia d’argento al valor militare.
Nel luglio dell’anno del 1916 assunse il comando di un reparto di alpini, che guidò nel tentativo di conquistare il Monte Campigoletti, nella zona dell’altipiano di Asiago. Nonostante il coraggio che mise in campo e che riuscì a trasferire anche ai suoi uomini, il tentativo non andò a buon fine. Quest’azione gli valse un’altra medaglia al valor militare, questa volta di bronzo, unita all’encomio solenne del comandante della sua armata.
Nel marzo del 1917 vi fu un’altra situazione che lo vide protagonista: gli austriaci riuscirono a raggiungere, mediante una galleria scavata durante la notte nella neve, la trincea degli italiani della 62° compagnia del battaglione Bassano, comandata proprio da Santino Calvi. Questi stavano per raggiungere anche la trincea di resistenza, ma furono fermati dal Calvi che, con una serie di bombe a mano e colpi d’arma da fuoco, riuscì a ritardare l’avanzata nemica e permise ai suoi uomini di riorganizzarsi e cacciare il nemico oltre le linee. Questo episodio tuttavia screditò il Calvi presso i suoi superiori, con i quali si assunse la responsabilità dell’impreparazione del proprio reparto.
Nel 17 gli venne affidato un incarico di grande importanza: la conquista del passo dell’Agnella, da cui poi poter accedere al monte Ortigara. Il compito era rischioso: bisognava infatti riprendere le postazioni perse in primavera, ma lui accettò con il solito entusiasmo. Tuttavia era ben conscio del pericolo imminente, tanto da spedire una lettera alla madre che sembrava ad una lettera d’addio. Disse inoltre ai suoi uomini “Vedrete, oggi, come sanno morire gli ufficiali degli Alpini Italiani
Il 10 giugno 1917 iniziarono i combattimenti, che presto raggiunsero un livello di recrudescenza mai visto: era iniziata la tristemente nota battaglia dell’Ortigara. Il Calvi avanzava alla testa del suo plotone che era falcidiato dalle pallottole nemiche. Dopo aver conquistato un’importante postazione degli austriaci, con l’obbiettivo del passo dell’Agnella oramai alla portata, venne colpito alla spalla e, anche se a livello superficiale, alla fronte. Nonostante questo continuava ad incitare i propri uomini ad avanzare. Fu un’altra pallottola che gli trafisse il cuore e lo costrinse alla resa. Capì che la sua ora era arrivata e disse: « Chesta l’è chèla giösta »
Alla memoria gli fu assegnata la croce di guerra, una targa d’oro dai commilitoni ed un’altra medaglia d’argento al valor militare con la seguente motivazione:
Giannino Calvi Piazza Brembana, 6 maggio 1899 – Padova, 11 gennaio 1919
Il più piccolo dei quattro fratelli, Giannino Calvi aveva un animo molto semplice.
Distolto dai fratelli dai suoi intenti di sacerdozio, rimase molto colpito dalla morte di Attilio e Santino, tanto da volerli vendicare a tutti i costi. Appartenente all’eroica classe del 1899, partì per la guerra dopo aver seguito un corso per ufficiali in quel di Parma e fu assegnato al corpo dei mitraglieri, comandato dal fratello Natalino. Rifiutò l’esonero dalla prima linea al fine di onorare la memoria dei congiunti caduti, tanto da scagliarsi più volte nella mischia. Nelle battaglie del Monte Grappa, nell’ottobre del 1918, si batté a fianco del fratello, rimanendo illeso.
Al termine della guerra, sulla via del rientro a casa, rimase vittima dell’epidemia di febbre spagnola, che lo uccise dopo una breve agonia, senza aver potuto rivedere i suoi familiari. Gli fu assegnata una croce di guerra alla memoria.
Il loro ricordo fu onorato dalla madre, che si prodigò al fine di commemorare i figli nel migliore dei modi. Tant’è che tutt’ora il loro nome ricorre in numerosi enti legati all’alta valle Brembana: il Rifugio Fratelli Calvi, la polisportiva ad essi intitolata, che raggruppa tutti i paesi della valle Brembana oltre la “Goggia.” È inoltre presente la Fondazione mamma Calvi, che premia gli alunni più meritevoli del paese, con consegna dei premi ogni 4 novembre, anniversario della fine della guerra. Bibliografia: Roberto Boffelli, Giampiero Bonetti, MarcelloCalegari, I fratelli Calvi, Bergamo: Cesare Ferrari, 1990.
IL RIFUGIO CALVI
Nel 1934 la Sezione CAI Bergamo decideva di onorare la memoria dei fratelli Calvi (ai quali aveva pure intitolato il trampolino di Foppolo, rimasto però inutilizzato) dedicando loro un nuovo rifugio da costruirsi nella zona del Lago Rotondo, sempre in Alta Valle Brembana, nel magnifico anfiteatro naturale formato dal Pizzo del Diavolo di Tenda, dal Grabiasca, il Madonnino e il Cabianca.
Il nuovo rifugio, costruito su progetto dell’ing. Giacomo Silvio Paganoni, era costituito da un edificio a due piani con tetto in cemento, attrezzato per ospitare comodamente fino a 70 persone in piccole stanze da due, quattro o sei cuccette, provviste di lenzuola. L’interno era rivestito in materiale coibente. L’inaugurazione ebbe luogo 1’8 dicembre 1935, alla presenza della M. O. Antonio Locatelli, presidente della Sezione, madrina la signora Kiki Pesenti Radici.
L’opera, che sembrava al momento ben riuscita, rivelò invece ben presto gravi inconvenienti, tanto che si rese necessaria una sua parziale ristrutturazione, su progetto degli ing. Rota e Lecchi. Il tetto in cemento, che aveva dato pessima prova, veniva ricoperto con lamiere zincate, le pareti esterne rivestite di materiale coibente e dipinte a tinte vivaci per facilitare l’avvistamento del rifugio; all’interno si procedeva alla perlinatura della sala e della saletta e all’installazione di lavabi e gabinetti; il piazzale esterno veniva spianato e allargato.
Tutto ciò comportò nuove spese che si aggiunsero a quelle iniziali di 97.391 lire. Nel 1939 si tentava di stabilire senza successo un collegamento radiofonico con Carona. Nel 1950 il rifugio veniva dotato di impianto elettrico di illuminazione e di riscaldamento, grazie all’interessamento dei soci ing. Gianmaria Audolj e Alfredo Sibella.
L’usura del tempo rendeva poi necessari nuovi interventi; nel 1955 il problema del tetto veniva risolto col completo rifacimento della parte superiore dell’edificio, su progetto del socio geom. Renzo Ghisalberti. Il vecchio tetto a spioventi multipli veniva sostituito da un tetto a due spioventi, ricavando maggiore spazio per il locale sottostante. I muri della parte superiore venivano ricoperti di legno, migliorando anche l’estetica del complesso.
Il Rifugio Calvi, le cui attrattive panoramiche si sono accresciute con l’allargamento del lago Fregabolgia in seguito alla costruzione della diga, è frequentatissimo dai turisti che nel periodo estivo soggiornano a Carona ed è la naturale base di partenza per le escursioni sul Pizzo del Diavolo di Tenda, sul Grabiasca, il Madonnino, il Cabianca. Queste ultime tre cime rappresentano i vertici del percorso del «Trofeo Parravicini», la gara sci-alpinistica internazionale a squadre che fin dalla sua istituzione ha fissato la propria base logistica al Rifugio Calvi.
Geologia: di notevole interesse geologico ma anche paesaggistico è la vista del Pizzo del Diavolo e Diavolino, che un tempo formavano un’unica montagna: il fenomeno è ben evidenziato dalla stratificazione “bicolore” delle due vette.
Botanica: lungo il sentiero nei muretti in pietra si può osservare la così detta “pinguicola”che è in pratica una “pianta carnivora” infatti il suo nutrimento deriva dagli insetti che riesce a catturare con il lattice presente sulle sue foglie. I fiori sono di colore azzurro ma si trova anche la versione con fiore bianco come la si può trovare ad esempio al passo di Baciamorti o la passo di Olone.
Buona gita